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Cattedrale di San Giustino

La cattedrale di San Giustino è la più grande ed importante chiesa del comune di Chieti.

Edificata in epoca altomedievale, presumibilmente, sulle rovine di un antico tempio, la chiesa fu riconsacrata nell’XI secolo da Attone , vescovo di Chieti.

 

L’edificio di Attone doveva avere l'orientamento odierno, anche se non ci è pervenuta in nessun modo, se non (forse), in qualche elemento della cripta, ristrutturata nel trecento, secolo a cui si deve anche la costruzione dei primi tre piani del campanile.

Restaurata più volte nel corso dei secoli, la Cattedrale ha assunto l’attuale impianto interno con il rifacimento della seconda metà del Settecento, mentre i prospetti interni sono frutto di una rielaborazione stilistica degli anni Trenta del Novecento ad opera dell’architetto Guido Cirilli.

Tra gli anni 1920 e 1936, viene progettata e realizzata il nuovo assetto che rivoluziona la facciata ed il fianco della cattedrale, ridisegnato in forme medievali ispirate in parte ai pochi elementi della decorazione coeva superstiti nella zona absidale, in parte più cospicua ad esempi romanici della zona adriatica meridionale.

L'ingresso laterale viene eliminato e disegnato un nuovo portale, sempre tangente all'ingresso vero e proprio, una nuova facciata per il transetto, mentre chiesa e campanile venivano inglobati in una zoccolatura marmorea e veniva ricostruita la cuspide campanaria crollata nel 1706 a causa del terremoto.

Nonostante i continui rifacimenti, la cattedrale continua a rispettare la pianta basilicale a tre navate divise da pilastri e denuncia le sue lontane ascendenze benedettine. Dotata di transetto coperto con cupola sopraelevato sulla cripta e di tre absidi al termine delle navate, presenta due asimmetrie, con l'apertura nella navata sinistra della cappella del Sacramento e la prosecuzione della stessa navata sinistra in senso orizzontale, oltre la pianta della chiesa, con il secretariato. Nella parte destra invece si apre giusto in corrispondenza della controfacciata, una piccola nicchia che contiene la fonte battesimale.
Le navate laterali sono sormontate da volte a calotta , la navata centrale, ampia il doppio rispetto alle laterali secondo la tipologia romanica, è scandita da vigorosi pilastri quadrangolari a zoccolatura marmorea che sorreggono una volta a botte lunettata, decorata da episodi della vita della Vergine Maria e di San Giustino.

Nel transetto sono ricavati due altari decorati, mentre due cappelle si aprono nelle absidi. Sopra il transetto svetta l'imponente cupola circolare, all'interno della quale si trovano otto lucernari.
Il profondo presbiterio, che ospita il coro, lo scranno dell'arcivescovo (Chieti è sede metropolita), il monumentale altare maggiore, ed il piccolo ma raffinato altare postconciliare, sono coperti da una calotta semisferica, prima della quale si aprono altri due grandi finestroni che donano luce all'intera zona, quella absidale.
L'ingresso ai bracci laterali del transetto ed al presbiterio è consentito da due ordini diversi di scalinate; quella della navata centrale è costeggiata da una raffinata balaustra e s'interseca con le scalette che consentono viceversa la discesa nella cripta. Poco al di sopra della balaustra, sul primo ordine di pilastri, s'innalza unpulpito ligneo.

Il presbiterio, illuminato dai due finestroni che si aprono tra le colonne e la calotta semisferica che lo conclude, si presenta come un ambiente ampio, sopraelevato di tre gradini ed introdotto da due statue, una per lato, dei santi Pietro e Paolo, realizzate in cartapesta dorata.

La calotta è ornata da stucchi riproducenti disegni geometrici, le colonne hanno i capitelli decorati in legno dorato, come nel resto della chiesa.

Al centro del presbiterio, sul lato prospiciente l'assemblea, è posizionata l'altare "nuovo", introdotto dopo la riforma liturgica; al suo fianco una croce processionale dorata, come ricco di dorature è lo stesso altare.

Lungo entrambi gli assi longitudinali del presbiterio è presente il coro dei canonici, opera lignea voluta da Monsignor Brancia, realizzata nel settecento dall'intagliatore Bencivenga e dalla sua bottega, autori anche dei confessionali e del pulpito.
Oltre il coro, sulla sinistra del presbiterio, c'è il trono vescovile.

Addossato all'abside ha sede l'altare maggiore, il cui paliotto è attribuito a Giuseppe Sammartino, e sul quale emerge la pala di Tommaso apostolo e la sua imponente cornice, ornata di angioletti lungo tutti i lati ed in particolare sulla sommità, opera di Saverio Persico datata al 1789.. In essa è raffigurata l'incredulità di San Tommaso, celebrato sull'altare in onore, evidentemente, della prima dedicazione della Chiesa. L'episodio è quello più famoso della vita dell'apostolo, nonché uno dei capisaldi della dimostrazione della resurrezione del Cristo, che invita l'incredulo discepolo a toccare con mano il suo costato e le ferite ancora presenti nella sua carne. La rappresentazione abbastanza fedele dell'avvenimento, si dimostra di pregio sia nella composizione spaziale, sia nei cromatismi.

Nella volta un'ovale riproduce lo stesso tema della pale d'altare, mentre ai lati del presbiterio si aprono altri due spazi simili che forniscono preziose informazioni in forma pittorica: sono infatti i medaglioni dei successori di San Giustino, voluti a metà dell'800 dall'arcivescovo Saggese.

L'altare maggiore della cattedrale di San Giustino è una mastodontica macchina marmorea dotata di alcuni completamenti lignei; una composizione imponente nel suo complesso, costituita di lastre di marmo policromo, che al centro, tra due colonnine, lasciano spazio al prezioso paliotto, vero capolavoro di arte scultorea.

La cripta, risalente alla costruzione dell’XI secolo e suddivisa in campate con volte a crociera su pilastri compositi, era caratterizzata da una ricca decorazione barocca, smantellata con i restauri del 1970-76. Oggi appare interamente in laterizio a esclusione dei capitelli e dei pilastri a fascio, e conserva frammenti di affreschi databili 300- 400 emersi durante i restauri novecenteschi che attesterebbero una ristrutturazione trecentesca. Notevoli: l’arca marmorea con le reliquie del santo Patrono, il crocefisso ligneo del 1485 e gli affreschi staccati nell’800 attribuiti ad Antonio Solario.

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