Nelle vicinanze del nostro hotel sorge la Val Vibrata, immensa valle con piccoli paesini estesi su tutto il territorio.
COLONNELLA
Colonella è un comune appartenente alla Val Vibrata. Dal panorama incantevole, la cittadina conserva gran parte del suo patrimonio artistico che è possibile visitare addentrandosi nelle viuzze del centro storico. Il Centro storico, dominato dalla Chiesa e dalla Torre dell'Orologio, è ricco di numerose piazzette e antiche scalinate.
E’ possibile visitare la Chiesa dei SS. Cipriano e Giustina è un’opera dell’architetto Pietro Maggi e suo figlio e all’interno sono conservate tele seicentesche quali: Adorazione del SS. Sacramento, San Cipriano e Santa Giustina. Accanto si erige la Torre dell'Orologio visibile da qualsiasi direzione si accedi al paese. La torre è stata restaurata nel 1964 e nel 1970 dopo quasi un secolo di funzionamento, e dopo numerose riparazioni, si decise di sostituire la macchina dell'orologio che funzionava a peso con una macchina elettrica. L'antica macchina è comunque conservata ancora nel vano alto della torre.
Vanno segnalate anche le Cisterne risalenti all’epoca romana: la Cisterna Cincolà si trova sul colle Pianaccio in contrada San Martino, è conservata in ottimo stato e fino ad alcuni anni fa veniva utilizzata per accumulo di acqua per uso irriguo; la Cisterna Ricci si trova in contrada Vibrata, nei pressi di Villa Ricci, anch’essa conservata in ottimo stato, completamente interrata, fino a qualche anno fa, era possibile osservare resti di pavimentazione con mattoncini posti a spina di pesce.
Sul territorio di Colonella si evidenzia, anche, la presenza delle cosidette Case di terra. Sono circa 20 e alcune, visto il loro ottimo stato di conservazione, sono ancora utilizzate come abitazione.
Si segnala la festa dei “manoppi" che si svolge la seconda domenica di luglio: in questa festa si rievoca la mietitura e la conseguente sistemazione dei manoppi sui cavalletti. I manoppi erano dei fasci di spighe di grano che, come ringraziamento per il buon raccolto, venivano offerti al posto del denaro. Questa festa ha una forte valenza, anche religiosa. Nelle prime ore del mattino, la banda musicale ed i gruppi folcloristici in costume accompagnano le "carrate": si tratta di antichi carri agricoli, trainati da buoi bianchi, sui quali sono riprodotte varie sculture a tema sacro, realizzate con i manoppi. Questa tradizione nasce dall'usanza dei grandi proprietari terrieri del paese di contribuire in natura alle necessità della festa e alle esigenze della parrocchia. Dopo la solenne messa nella chiesa madre, si svolge la caratteristica processione nella quale i fedeli portano in spalla il grande trono dorato con la statua della Vergine.
CORROPOLI
Questa deliziosa cittadina, facente parte della Val Vibrata, dista pochi chilometri dalla costa adriatica.
Le sue origini sono remote: era un preistorico villaggio, il più grande insediamento neolitico italiano risalente addirittura a 5600 anni fa. Nel III secolo a.C. verrà assoggettata ai romani che ne faranno una civitas costruendo ville e luoghi di culto pagani. Durante il Medioevo, con la diffusione del Cristianesimo, furono costruiti molti monasteri che divennero importanti centri di vita culturale, sociale, oltre che religiosa.
Sul colle Mejulano sorse un convento dipendente dalla celebre Badia di San Pietro a Farentillo della Diocesi di Spoleto. Il Monastero passò ai Celestini che lo ingrandirono e lo abbellirono, ma purtroppo fu distrutto nel 1807 per effetto delle leggi napoloniche.
Corropoli conserva altri interessanti monumenti ed opere d'arte che ne testimoniano l'antico splendore: il Monastero di San Benedetto a Gibiano, fondato dai Benedettini Cassinesi, e la chiesa di Santa Scolastica, il convento della Montagnola, il tempio di S. Giuseppe e l'oratorio di S.Rocco.
Passeggiando per le vie del centro storico si possono ammirare in Piazza Pie di Corte, sorta sui resti dell'antico Castello degli Acquaviva, anfiteatri e maestosi edifici ottocenteschi tra cui Palazzo Civico. Inoltre, su di essa domina il quattrocentesco campanile di Mastro Antonio da Odi, di espressione gotico-rinascimentale, campanile gemello a quelli di Atri, Teramo e Campli.
Poco distante della piazza sorge il Santuario Mariano. Risalente al medioevo, fu costruito sui resti di un edificio di epoca romana e crocevia di pellegrini che veneravano le effigie della Madonna del Sabato di epoca Barocca.
Una Tradizione storica molto antica che risale al passato medievale è la Pentecoste Celestiniana. I Corropolesi, nel giorno del Lunedì di Pentecoste erano soliti offrire ai monaci delle botti piene di vino dalle Contrade, con allegorici pellegrinaggi verso il Colle Mejulano, accompagnati dal suono solenne delle campane. Preceduti dai gonfaloni, i Contradaioli, con i costumi delle grandi solennità trasportavano dei carri recanti botti di vino, barili d'olio ed altre mercanzie. Il "Ludo de le Botti" era uno dei diversi giochi popolari che dal 1450 al 1800 soleva svolgersi quale consuetudine annuale, in occasione di tale festività nel prato antistante l'Abbazia Celestiniana.
TORANO
Il piccolo centro di Torano sorge su un’altura che domina la Val Vibrata. E’ la patria del vino abruzzese per eccellenza, il Montepulciano.
La storia di questo antichissimo borgo si lega alla storia millenaria del suo vino generoso, poiché dal commercio prosperoso di questo prodotto gli abitanti trassero, in passato, fama di ineguagliabili vignaiuoli.
C’è una leggenda intorno all’origine di questo vitigno: Torano fu da sempre, dalle sue origini, un centro agricolo dedito soprattutto alla coltivazione di quell'antico vitigno, dal quale l'avito vignaiuolo spremeva (ce ne informa Plinio) quel vino dalle virtù curative che servì ad Annibale, reduce dalla battaglia del Trasimeno, per curare i suoi rognosi cavalli e che l'imperatore Diocleziano, con apposito editto, onorò di un prezzo altissimo per l'epoca: trenta denari di bronzo al "sestario". Lo chiamarono vino dei colli Palmesi, ma non poteva trattarsi che dei nostri vini, perché, a distanza di tanti secoli, quel che oggi chiamiamo Montepulciano d'Abruzzo, continua ad avere la sua zona clou negli opulenti vigneti toranesi.
Nel 1494, il paese fu raso al suolo nel corso della cosiddetta "guerra del gesso”, guerra combattuta fra Ferdinando II d'Aragona e Carlo VIII. Dopo la ricostruzione gli fu attribuito l’aggettivo "Nuovo".
Tra i monumenti di maggior prestigio spiccano: la Chiesa di S. Massimo, databile intorno all'anno 1000, è la chiesa più antica del paese; in località Villa Torri, la Chiesa di S. Martino che conserva affreschi databili intorno al 1400; la Chiesa della Madonna delle Grazie, con al suo interno ornamenti e fregi barocchi; la celletta campanaria e lo stemma gentilizio del Barone Cornacchia del 1577; da visitare, poi, il Museo d’arte sacra che custodisce vere e proprie opere d'arte, tra arredi sacri ed oreficeria.
SANT'OMERO
Trascorrere dei giorni a Sant’Omero è ideale per chi ha voglia di rilassarsi guardando davanti a sé un meraviglioso panorama e ama passeggiare tra vie antiche visitando chiese e musei.
Il comune di Sant’Omero è situato su un colle della Val Vibrata, spartiacque tra i due fiumi Vibrata e Salinello ad una decina di km dal Mar Adriatico. La sua posizione strategica ha portato il territorio ad essere un punto strategico durante la storia, come testimoniano le tracce dell’antica cinta muraria, edificate dopo il XII secolo. La prima notizia storica su Sant’Omero risale al 1154 quando la cittadina appare come un centro feudale di una certa importanza, sotto il dominio di un certo Gualtiero di Rinaldo. Da quel momento in poi si susseguono e si alternano la conquista del feudo a nuovi feudatari, spesso anche stranieri; sarà, infatti, venduto nel 1644 a Don Alvaro Alarçon De Mendoza, a cui verrà dedicata una singolare piazza di piccole dimensioni, nascosta tra le viuzze del paesino, Piazza Alvaro De Mendoza.
Caratteristica, poi, la strada che chiude con un balcone panoramico da cui, affacciandosi, è possibile scorgere la valle sottostante, le colline che la circondano e la strada che riporta al paese.
Tra i monumenti del borgo spicca, prima su tutti, la Chiesa di Santa Maria a Vico. E’ considerata la chiesa più antica d’Abruzzo, tra quelle anteriori all’anno Mille. La Chiesa risulta essere il più integro tra i monumenti della regione nonostante le numerose manomissioni subite per i tanti restauri a cui è stata sottoposta. Inoltre, fonti certe indicano che la chiesa sorgerebbe su un tempio dedicato ad Ercole.
Di notevole interesse sono le cosiddette “Pinciare” tipici esempi di abitazioni rurali in terra cruda che si possono ammirare addentrandosi in suggestive viuzze di campagna. Sono caratteristiche perché costruite con materiali poveri e di facile reperibilità ovvero la terra cruda impastata con paglia e pula.
Anche nel borgo di Sant’Omero, come nella maggior parte dei centri appartenenti alla Val Vibrata, sono conservate antiche cisterne. Ad oggi, pero, non si conosce il loro reale utilizzo: in molti sostengono si trattasse di cisterne per la conserva d'acqua, altri, invece, vedono in loro sepolcreti in quanto custodi di ossa umane.
Da non perdere, per gli amanti della buona cucina, la sagra del baccalà che si tiene ogni mese di giugno.
ANCARANO
Ancarano è una cittadina situata nella zona collinare della Val Vibrata, al confine con la regione Marche.
Uno splendido e suggestivo borgo, dalle antichissime origini, sorto intorno ad un tempio dedicato ad Ancaria, dea venerata dai Piceni, innamorata di Giove e da cui il borgo prende il nome.
Il primo insediamento ha origini romane, vista, anche, la sua posizione di controllo della Val Vibrata e sulla via Salaria. In seguito, il borgo fu conquistato e distrutto dai Franchi di Pipino e ricostruito da Carlo Magno, per esser poi donato al vescovo di Ascoli Piceno. Questo testimonia, anche, l’antico legame con la città marchigiana.
Nel Cinquecento fu conquistato dagli spagnoli del duca d’Alba e nell’Ottocento sarà poi annesso al Regno di Napoli.
Oltre al caratteristico centro storico di origine medievale, ad Ancarano possiamo ammirare: la Chiesa della Madonna della Pace, al cui interno si conserva l'antica statua della Madonna della Pace del 1490, opera di Silvestro di Giacomo dell'Aquila e, sotto l'altare, sono custodite le sacre reliquie di san Simplicio, il patrono della città; la Chiesa della Madonna della Misericordia, costruita nel XVII secolo, con pianta ottagonale;
Inoltre, si può ammirare del paese ancora oggi la sua struttura medievale con le mura che presentano tre grandi porte: Porta da Monte risalente al XIV-XV sec., Porta da Mare risalente al XIV-XV sec. e poi Porta Nuova risalente al XX sec.
Ancarano è, particolarmente, rinomata per le sue manifestazioni legati alla religiosità.
Da non perdere: la sagra Madonna “Tonna” che si celebra il Lunedì di Pasqua, caratterizzata da funzioni religiose, musica popolare e assaggi delle specialità culinarie proprie delle festività pasquali (pizza de cace, pizza doggia, caggiù e uova lesse). Inoltre, è animata dalla tradizionale gara di “scoccette”, la goliardica gara con uova lesse, stima del maiale e giochi popolari; a fine luglio, se ci si trova in zona, si può partecipare alla manifestazione estiva “Porta Nuova” , un momento di aggregazione culturale e di intrattenimento creativo con attività musicali, teatrali e cinematografiche.