3 ottobre 2019 - Ha dato i natali ai nonni di Madonna, a quelli paterni di Mike Pompeo, segretario di Stato americano sotto la presidenza di Donald Trump, e a moltissimi emigrati italiani in Americani e, per questo, negli Stati Uniti, Pacentro, il minuscolo borgo medievale abruzzese, è famosissimo. Forse più che in Italia.
Poco più di mille abitanti, in provincia dell’Aquila, immerso nel Parco nazionale della Majella, è uno dei Borghi più belli d’Italia.
Arroccato sulle medie colline, a circa 700 metri di altitudine sulle pendici delle Montagne del Morrone, questo villaggio pittoresco è di fatto un borgo montano dove si sta bene tutto l’anno: non fa mai troppo caldo d’estate e neppure troppo freddo d’inverno. Perfetto per trascorrervi le vacanze, anche senza che i nonni vi siano nati.
A guardia dell’ingresso della Valle Peligna su cui s’affaccia Pacentro c’è il Castello Caldora, con le sue tre torri quadrate del XIV secolo e i tre torrioni rotondi del XV secolo, circondate dal tipico fossato. Faceva parte, insieme ai castelli di Pettorano, Introdacqua, Anversa, Bugnara, Popoli e Roccacasale, del sistema difensivo della Valle Peligna.
Ma non sono le uniche torri del borgo: ce ne sono molte altre, alcune mozzate, altre diroccate, ma che tutte assieme formano un selva.
I vicoli acciottolati si inerpicano sul per il paese come un serpente di pietra in un intreccio di vie, archi, scale, camminamenti e porticati che collegano fra loro le piccole case.
Una passeggiata per il borgo permette di scoprire alcuni luoghi interessanti. Come il “canaje”, l’antico lavatoio pubblico, oppure la “Preta tonna” (pietra dello scandalo), una grossa pietra incavata utilizzata come antica unità di misura del grano, sulla quale i debitori insolventi erano obbligati a sedere nudi davanti ai passanti, come forma di pubblica umiliazione.
Tra le chiese di Pacentro, merita una visita la cinquecentesca Chiesa Madre. L’imponente facciata, ornata da un cornicione lavorato, è arricchita da una graziosa meridiana. La volta della chiesa è tutta ricoperta di stucchi. All’esterno, il bel campanile è secondo, per altezza, nella valle, solo a quello dell’Annunziata di Sulmona. Di fronte alla chiesa si trova una bellissima fontana.
Quella di San Marcello, fondata nel 1047, è la più antica chiesa del borgo. Ospita interessanti affreschi e ha un portale di legno intagliato da artigiani locali.
Nei dintorni fanno bella mostra di sé diversi palazzi signorili dagli splendidi portali, come Palazzo Tonno del ’600, Palazzo La Rocca, che oggi ospita il municipio, Palazzo Avolio, Palazzo Massa, Palazzo Granata, con portale monumentale, Palazzo Simone e altri ancora da scoprire passeggiando.
Girovagando per il centro storico, è tutto un susseguirsi di scorci affascinanti, come quelli di via del Castello, di via di Sotto, di Porta della Rapa. Di notte, poi, assume una dimensione magica.
Non si può, infine, lasciare Pacentro senza aver visto le pitture rupestri. Nella grotta di Colle Nusca, poco distante dal paese, uomini delle caverne hanno tracciato con l’ocra rossa i graffiti raffiguranti otto uomini armati di archi e frecce, scene di caccia di parecchie migliaia d’anni fa.
Oltre alle feste comandate, vale la pena visitare il borgo in occasione di qualche sagra o ricostruzione storica. La Sagra della Polta, che si svolge all’inizio di agosto, è dedicata alla specialità locale, la “polta”, un piatto contadino a base di verdure bollite ripassate in padella con aglio e peperoncino. A metà agosto, invece, si celebra l’Arrolamento della Gente d’Arme, una rievocazione storica in costume che ricostruisce l’arruolamento e l’investitura dei cavalieri da parte del signore di Pacentro nell’Anno Domini 1450. Il corteo parte dal castello e si snoda attraverso i suggestivi vicoli del borgo antico.
Infine, la prima domenica di settembre, l’appuntamento imperdibile è con la Festa della Madonna di Loreto e la Corsa degli Zingari, una sorta di palio dei tempi poveri, in cui sacro e profano si mescolano. Un gruppo di giovani deve correre a piedi nudi attraverso il borgo e, il vincitore, viene premiato con un taglio di stoffa, dal quale un tempo si ricavava un abito.
Fonte: https://siviaggia.it